Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Quattromani, Sertorio
Titolo
Lettera a Giovanni Maria Bernaudo
Data
Napoli, 15 febbraio 1590
Descrizione
Sono giunte al Quattromani accuse di non aver prodotto da sé il suo "trattatello" ['La philosophia di Berardino (Bernardino) Telesio ristretta in brevità, et scritta in lingua toscana dal Montano Academico Cosentino', Napoli, Appresso Giuseppe Cacchi, 1589] ma di averlo semplicemente tradotto da un già esistente trattato latino del Telesio [Bernardino]; chi muove queste accuse infondate dimostra di non conoscere la "qualità degli stili". Quattromani, se le accuse fossero fondate, avrebbe aggiunto al titolo della sua opera la dicitura "tradotto dal Latino del Telesio"; in realtà egli ha voluto, tramite questa sua opera, non cercare gloria in modo disonesto, ma rendere omaggio e dimostrare l'affetto che portava verso l'amico [Bernardino Telesio, morto il 2 ottobre 1588]. Inoltre non esistono prove dell'esistenza del trattato latino del Telesio che sarebbe stato tradotto dal Quattromani: nessuno l'ha mai letto o visto o sentito nominare. Il duca [di Nocera, Ferrante Carafa] possiede tutti i trattati del Telesio, eppure "non vi è pur carta di questo libro"; "Mario Galiotto hebbe tutti i suoi scritti, e non vi è pur riga di questo libro"; "Latino Tancredi ha quanti componimenti gli sono usciti di mano, e non vi è sillaba di questo libro"; Vincenzo Bombini, che ha avuto modo di ispezionare tutte le stanze del Telesio, non ha trovato il libro in questione, così come Guido Cavalcanti; Peleo Ferrai, infine, ha partecipato alla fase elaborativa dell'opera del Quattromani e può testimoniare come sia uscita dalla sua penna e come lo stesso Telesio si meravigliava del fatto che Sertorio avesse potuto "formare un libro così fatto". Si citano poi esempi illustri di autori antichi che, come Quattromani nei confronti del Telesio, crearono la loro opera a partire dall'opera di un autore precedente, senza che per questo fosse messa in dubbio la loro paternità. "Marco Tullio [Cicerone] formò il suo Oratore ['De oratore'] a Quinto suo fratello dalla 'Retorica' di Aristotile [Aristotele], e l'Oratore a Bruto ['Orator', dedicato a Marco Giunio Bruto] da Demetrio Falereo, e la sua Filosofia [si intende l'insieme delle opere filosofiche di Cicerone] da Aristotile, e da Platone; e pure intitola i suoi libri dal suo nome, e non dal nome di Aristotile, o di Platone, o di Demetrio. Orazio "forma tutta la sua poetica ['Ars Poetica'] dalla 'Poetica' di Aristotile, e ce la vende come sua". Se invece chi ha mosso l'accusa intendeva dire, in realtà, che "l'opera è così buona che par che sia tratta dal Latino del Telesio", Quattromani lo ringrazia. Chiude salutando il suo interlocutore Giovanni Maria Bernaudo.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=3681
Nomi
  • [Mittente] Quattromani, Sertorio
  • [Destinatario] Bernaudo, Giovanni Maria

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021