Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Dolce, Lodovico
Titolo
Lettera a Alessandro Contarini
Data
[s. l.], [s. d.]
Descrizione
[La lettera è ricavata da 'Lettere di diversi' 1554, è dunque preceduta da un argomento] Lodovico Dolce scrive ad Alessandro Contarini riguardo un quadro di Tiziano [Vecellio; 'Venere e Adone'] affermando che se potesse descriverlo come Contarini descrisse a Dolce un quadro di Raffaello da Urbino, il suo corrispondente direbbe che nessuno mai dipinse opera di maggior perfezione. Dolce è certo che quel poco che sarà in grado di descrivere con la penna, produrrà nell'animo di Contarini lo stesso effetto che tempo prima, nell'animo di Pietro Gradenigo, il quale dopo aver sognato l'opera decise di andare a vederla rimandendo estasiato, produsse un altro semplice abbozzamento di Dolce. Informa poi Contarini che Tiziano ha mandato l'opera al Re d'Inghilterra [Filippo II]; Tiziano ha dipinto Adone come un ragazzo di sedici-diciotto anni, grazioso e leggiadro, con la carnagione che ne dimostra la delicatezza e il sangue reale. Al volto ha conferito una bellezza femminea, tale che se fosse donna avrebbe un po' di uomo, ed essendo uomo ha un po' di donna, caratteristica difficile da riprodurre, che secondo Plinio era apprezzata da Apelle [Plinio, 'Naturalis Historia', 38 79]. Gli ha conferito anche un'attitudine gentile, e Adone sembra muoversi come se stesse andando via da Venere mentre desidera cominciare la caccia; in una mano ha uno spiedo da caccia, nell'altra il guinzaglio di tre cani, in tre diverse pose, ma naturali, che li fanno sembrare smaniosi di cominciare a inseguire "qualunque fiera". È vestito con un corto drappo a mezza gamba, le braccia sono nude, calza due bolzacchini con qualche perla, che paiono orientali; volge lo sguardo a Venere, con la bocca un poco aperta, come se le stesse dicendo, in modo amorevole e lascivo, di non preoccuparsi. Per Dolce non si può dire quale parte sia la più bella, perché ogni parte e l'intero quadro sono simbolo di perfezione, e la bellezza del colore fa a gara con la bellezza del disegno. Non basta che il disegno sia fatto superbamente se poi il colore è orribile [il dibattito artistico di metà '500 era fondato sulla contrapposizione tra la scuola fiorentina, che si basava sul disegno, e quella veneziana, che privilegiava il colore], anche se si dice che anticamente alcuni pittori [con la perfezione del disegno] confondessero perfino cavalli e uccelli. In ogni caso nessuno è superiore a Tiziano nel disegno, e nessuno eguaglierà mai come ha usato il colore in quest'opera. Dolce inizia poi a descrivere Venere, la quale secondo lui è stata dotata da Tiziano di una bellezza divina, confacente alla dea; è così bella che non è neppure sicuro di immaginarsela adeguatamente, per non parlare di descriverla. Tiziano l'ha dipinta di schiena, col volto rivolto ad Adone mentre con le braccia tenta di trattenerlo, mezza seduta sopra un drappo; mostra sentimenti dolci e vivi che possono vedersi così solo in lei, il sedere è dipinto talmente bene da sembrare fatto dalla natura. Sembra quindi essere il vero aspetto di Venere, che mostra la paura per la cattiva sorte che al giovane effettivamente toccò [essere ucciso da un cinghiale]. Se la Venere che esce dal mare, dipinta da Apelle, descritta dagli antichi, ebbe anche solo la metà della bellezza di quella di Tiziano, si guadagnò le lodi. Nessun uomo potrebbe non crederla viva, e nessuno potrebbe non essere contagiato dai sentimenti che trasmette. Dolce si chiede cosa potrebbe fare la bellezza di questa Venere, che pare che respiri, quando una statua di marmo [la Venere di Cnido di Prassitele] con la sua bellezza fece innamorare tanto un giovane che lui ci lasciò una macchia sfogando la sua passione [Luciano, 'Gli amori']. Nel quadro di Tiziano è anche presente una "macchia d'un paese", e su un colle, poco lontano dalla vista, Cupido, addormentato all'ombra, e tutt'intorno raggi di sole che illuminano e rallegrano tutto il paesaggio. Dolce avvisa Contarini che tutta questa sua descrizione non è niente dinanzi la divinità dell'opera di Tiziano per il Re d'Inghilterra; conclude chiedendo a Contarini di degnarlo coi frutti del suo ingegno, che con gli studi delle lettere orna le sue virtù.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=12110
Nomi
  • [Mittente] Dolce, Lodovico
  • [Destinatario] Contarini, Alessandro

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021