Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Grillo, Angelo
Titolo
Lettera a de' Signori di Monte Peloso Girolamo Grimaldo
Data
Genova, 1 agosto 1591
Descrizione
Angelo Grillo narra su richiesta di Girolamo Grimaldo (dei Signori di Monte Peloso) la storia di una passata ambasceria di suo padre, Nicolò Grillo. L'ambasceria avvenne nel 1558 nel contesto dell'Invasione della Corsica [1553-1559], con i francesi che, col supporto ottomano, si opponevano alla Repubblica di Genova. Grillo racconta della tensione tra le parti, e che il "Mar Ligustico" (Mar Ligure) era assediato dalle imbarcazioni di Re Arrigo (Enrico II di Valois), che causarono danni alla città di Genova e problemi di scarsità di vettovaglie. Vi erano anche problemi economici, con l'erario genovese vuoto per le spese di guerra e il commercio in difficoltà. L'imperatore Carlo V, preoccupato della situazione anche dopo i fatti relativi al Duca di Ghisa [Enrico di Guisa] a Napoli, era considerato un protettore di Genova e cercava il modo di migliorare la situazione. [Nel 1556] era stato inviato in missione verso la corte ottomana l'ambasciatore Francesco de Franchi, detto Tortolino, che ottenne la pace da Solimano [Il Magnifico, sultano dell'Impero Ottomano], ben disposto a trattare. Solimano chiese di mandare un'altra missione di ambasceria genovese per "assistere" e ratificare la pace a Costantinopoli: nel giugno del 1558 partirono otto navi con Giovanni de Franchi come ambasciatore, accompagnato dal bailo Nicolò Grillo, padre di Angelo. Le navi, che portavano anche ricchi doni per Solimano, passarono per Solanto e Marsala (Sicilia) prima di incrociare la flotta di Caramustafà [probabilmente Lala Kara Mustafa Pascià, tutore del Sultano]. Il Pascià, visitato dal genovese Francesco Costa con dei doni, si rivelò presto sospetto anche agli occhi dei francesi, che lo attendevano invano a Laiazzo [forse Ajaccio] dopo che l'armata era stata a Capo Corso. Senza attendere risposte il Pascià partì a conquistare Minorica (Minorca, Isole Baleari), subendo però gravi perdite. Il Pascià andò poi brevemente in Provenza, dove ottenne rifornimenti da parte dei francesi e parlò dei possibili futuri attacchi verso Nizza, Savona, la Corsica e perfino Genova. Tuttavia, di nuovo in mare, il Priore del Re di Francia s'insospettì per la nuova visita presso il Pascià dell'ambasciatore di Genova Francesco Costa, e comunicò lo sdegno allo stesso Pascià, che reagì violentemente uccidendo un buffone detto "Pacoletto" e causando la fuga del Priore. Il Pascià ritornò poi a navigare verso Est, seguito dalle veloci navi del condottiero genovese [Gianandrea] Doria, e si fermò a Messina a comprare delle provviste di pane da alcune navi genovesi, senza fare alcun danno. Nel frattempo le navi di Grillo e De Franchi erano giunte all'Arcipelago turco, accolte dal generale Alì "Portuch" [Uluç Alì]. Solo tre navi genovesi, come da accordi, furono ammesse a Pera (Beyoglu, Turchia) il 21 settembre 1558, e l'accoglienza, ad opera di Amurat Agà [forse Murad III, nipote di Solimano] fu sontuosa. I genovesi si spostarono poi a Costantinopoli dove furono accolti dal genero di Solimano, Rostem [probabilmente Rüstem Pascià], e dagli altri Pascià. Rostem si dimostrò amichevole sottolineando l'importanza del commercio genovese e i vantaggi che un trattato di pace poteva portare anche ai Turchi; l'Ambasciata di genova, dall'altro lato, cercava la pace anche per migliorare le condizioni dei cristiani oriundi genovesi che vivevano nelle terre ottomane, in particolare nelle città di Pera, Tasso, Caffà (Teodosia, Crimea), Soldaia (Sudak, Crimea) e Mettelino. Tuttavia, nonostante l'impegno di Nicolò Grillo e di Giovanni De Franchi, l'ambasciatore francese residente a Costantinopoli, Monsignor della Vigna [Monsieur Jean Cavenac de la Vigne], si oppose fortemente alla ratifica, scrivendo direttamente a Solimano i motivi per negare ai genovesi la pace, tra cui la presenza a Genova di Andrea Doria, nemico dichiarato dei Turchi. L'otto di ottobre fu inviato dalla Francia in terra turca anche Monsignor "d'Ogliè", che consigliò a Solimano di rifiutare l'ambasciata genovese, lamentandosi anche del Pascià "General dell'Armata" [forse Dragut], che non aveva rispettato degli accordi. L'ambasciata genovese fu così allontanata da Costantinopoli senza nemmeno riuscire a giungere dinanzi a Solimano in persona: la nave di Grillo e De Franchi tornò finalmente, non senza rischi, a Genova. Grillo conclude sostenendo che Solimano si pentì della sua infedeltà. [La lettera è pubblicata anche in Bartolomeo Zucchi, 'L'idea del segretario', vol. II, Venezia, Dusinelli, 1614, pp. 44-46, da cui si desume la data]. [Argomento, soprascritto alla lettera da Pietro Petracci: "Narra l'Ambasceria del Sig. suo Padre a Solimano, le cagioni, et gli effetti di essa."]
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=14050
Nomi
  • [Mittente] Grillo, Angelo
  • [Destinatario] Grimaldo, Girolamo, de' Signori di Monte Peloso

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021