Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Passerini, Pietro Francesco
Titolo
Lettera a Angelico Aprosio
Data
Parma, 30 novembre 1655
Descrizione
È a Parma già da un mese, dove avrebbe dovuto leggere diritto canonico nello studio pubblico, ma per una serie di circostanze e per gli ostacoli frapposti da alcuni “malevoli”, che pensavano di impedire il suo inserimento in tale realtà, è infine passato “alla lettura ordinaria civile della sera”, che è una delle due più importanti ed è remunerata cinquanta scudi annui in più di quanto non sia quella di diritto canonico. Tra l’altro, pare che per volontà ducale questa già cospicua provvigione subirà presto un ulteriore notevole incremento. Di salute sta meglio qui che a Piacenza; là comunque tornerà da santa Lucia sino all’Epifania; sarà poi a Parma per alcune lezioni, poi di nuovo a Piacenza per il carnevale, e così via. Insomma, starà a Parma col suo servitore al tempo delle lezioni, e per il resto continuerà a risiedere a Piacenza “con tutta la casa”. Ha recapitato le “aggionte” di Aprosio a padre [Ottavio] Porro, anzi gli ha consegnato tutto il “fagottino” che il Ventimiglia gli aveva fatto avere per il tramite del “dolcissimo” Bernardo Morando, che ha avuto davvero di che temere “nell’infermità ultimamente patita”. Quanto Aprosio ha scritto di lui [per le 'Athenae Italicae', in un passo poi riportato quasi integralmente nel passeriniano 'De occidente unum pro alio', Parma, Pazzoni e Monti, 1693, pp. XIII-XIV] va fin troppo bene, né saprebbe cosa aggiungere, se non forse un accenno alle letture che tiene sia a Piacenza, sia a Parma, nonché “alla stima e giudicio” che di lui [Juan] Caramuel ha pubblicamente manifestato “in molte sue opere e massimamente nella seconda parte della 'Teologia fondamentale'”, dove ne ha fatto così “gloriosa mentione, che è uno stupore”. Tra l’altro, in una sua lettera da Praga, gli ha scritto esattamente: “Mirabitur fortasse posteritas in tanta locorum distantia indidisse Deum animis nostris tantam ingeniorum, affettuumque similitudinem”. Riceve lettere di continuo “da questo gran mostro d’ingegno, di sapere e di bontà”, che recentemente gli ha inviato anche “il catalogo delle sue opere già stampate in varii luoghi”, che assommano già a più di trenta volumi. Al momento Caramuel è trattenuto a Roma dal pontefice [Alessandro VII] “con molti segni di stima grande”, che il papa “fa col dargli udienza spesso, e longa”, al punto da ingenerare “gelosia in più d’uno”. Per nomina imperiale è titolare di due vescovati, uno in Ungheria [Roscopolje] e l’altro in Boemia [Konigsgratz], e gli scrive che il papa sarebbe più incline a confermargli quello in Ungheria, perché là, di tanto uomo, “n’ha più bisogno”. Altri ancora giudicano che sia in procinto di essere elevato al cardinalato, ma non bisogna credere di essere “ancora in tal secolo, dove la virtù habbia sì gran luogo”. Come già in precedenza [v. lettera del 10 ottobre 1655] si duole per la morte di [Giacomo Filippo] Tomasini e si chiede che fine faranno i suoi elogi [o, meglio, la parte di questi non ancora data alle stampe, dove era prevista la pubblicazione anche di quello dedicato a Passerini].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=1433
Nomi
  • [Mittente] Passerini, Pietro Francesco
  • [Destinatario] Aprosio, Angelico

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021