Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Lampugnani, Agostino
Titolo
Lettera a Angelico Aprosio
Data
Bologna, 14 maggio 1642
Descrizione
Ha visto quanto Aprosio gli ha scritto a proposito del 'Celidoro' [prima ed. Venezia, Oddoni, 1642]. Se avesse saputo per tempo di quel giudizio di “amico ch’ha detto che bene incomincia e cade nel fine”, l’avrebbe tenuto in considerazione e ne avrebbe differita la pubblicazione. [A Bologna] alcuni l’hanno scorso, e non gli hanno mosso alcun rilievo. Che da tutti egli è ben disposto ad imparare, avendo sempre diffidato dell’adagio ‘Suum cuique pulchrum’ [Cic., Disp. Tusc., 5, 22, 63; medesima citazione sarà fatta da Lampugnani nella' Carrozza da nolo', ed. Milano, Monza, 1648, a p. 61, mentre una riflessione a questa assai simile compare anche nella premessa al lettore del 'Celidoro']. “Un amico fra gl’altri” gli aveva promesso “gran cose”, ma, dopo aver trattenuto il romanzo “molti mesi inutilmente nelle mani”, non seppe consigliare alcuna miglioria; anzi, fece danno, perché, se invece Lampugnani avesse conservato il manoscritto presso di sé, più facilmente avrebbe potuto ritoccarlo. In ogni caso, gli spiace che Aprosio non abbia avuto da lui “quella perfetione” che Lampugnani ricercava. Ma "acta est alea", ed egli è ormai in “altro intento”: lascerà dunque le cose come stanno, sebbene il parere di Aprosio sia quello che più di tutti gli importa. Anche per questo si affida a lui affinché, “seguendo la stampa”, eserciti la “correttione della sua penna”: altro non può più fare. Lo prega dunque di “non haver fretta” e si rimette a lui per qualsiasi alterazione del testo fosse suggerita dalla “gentilezza e dottrina” del suo interlocutore. Ha tardato a scrivere questa sua lettera perché aspettava la partenza [per Venezia] del padre lettore [di S. Procolo di Bologna, Girolamo Bendandi], che, avendone finalmente completata [la stampa], porterà con sé “il gran Panegirico di cotesta Serenissima Republica” ['Panegyricus Serenissimae Venetorum Reipublicae dictus a Hieronymo Bendando monacho Casinensi', Bologna, eredi Benacci, 1642]. Le tante occupazioni in cui ultimamente si è trovato coinvolto gli hanno impedito di concentrarsi sulla dedicatoria dello 'Squittinio' [poi alle stampe come 'Squittinio d’amore. Opera academica', Bologna, Tebaldini, 1643] a [Giovan Francesco] Loredano; anche in questi particolari, tuttavia, ritiene che “non si debba haver fretta”. Il conte [Andrea Barbazza] gli ha detto che sta facendo copiare i suoi “sonetti stilianeschi” [cfr. con (Andrea Barbazza), 'Le strigliate a Tomaso Stigliano del signor Robusto Pogommega', specie nella versione rivista destinata a corredare l’ed. della Murtoleide di Giovanni Battista Marino, con dato tipografico Norimbergh (ma Venezia), per Ioseph Stamphier, 1642, tenendo tuttavia presente che, come testimoniato anche da (Angelico Aprosio), 'La Biblioteca Aprosiana. Passatempo autunnale di Cornelio Aspasio Antivigilmi', Bologna, Manolessi, 1673, pp. 324-325, non tutti i sonetti antistiglianeschi di Barbazza e partecipati a questo giro di corrispondenti andarono poi effettivamente in stampa].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=3112
Nomi
  • [Mittente] Lampugnani, Agostino
  • [Destinatario] Aprosio, Angelico

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021