Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Lampugnani, Agostino
Titolo
Lettera a Angelico Aprosio
Data
Milano, 8 dicembre 1648
Descrizione
Ha ricevuto contemporaneamente due lettere di Aprosio, una del 7 [novembre 1648], che chissà “dove abbia dormito”, l’altra del 2 [dicembre 1648]. Aspetterà “questo padre don Basilio teatino [quasi certamente si tratta di Basilio Bernardi] come il Messia dalli Hebrei”. Gli fa piacere apprendere come non sia il Brignole [Anton Giulio Brignole Sale] l’autore del Sant’Antonio [in due precedenti lettere, del 31 ottobre e del 25 novembre 1648, Lampugnani gli aveva erroneamente attribuito, confondendo con Luca Assarino, la 'Vita e miracoli di s. Antonio di Padova', Genova, Calenzani, 1646]: infatti, faticava a credere che roba simile potesse essere “sua farina”. Quanto ai sonetti che Aprosio gli ha inoltrato, la sua 'Carrozza' “non accetta simili vilezze”. Il lettore “Boschettino” [cioè di S. Nicolò del Boschetto di Genova, Cesare Gotto da Messina?] ha fatto bene a partire [da Genova: sui motivi di questa improvvisa partenza, cfr. p.e. con lettere di Scipione Errico ad Aprosio del 12 novembre e 18 dicembre 1648]. Anche perché, prima di lasciare Milano, questi gli aveva lasciato commissione di sorvegliare la stampa dell’'Italia disingannata' [quasi certamente l’anonimo 'L’Italia disingannata del religioso Modesto contro il Zelante. All’altezza serenissima di don Giovanni d’Austria', s.n.t. (ma con data interna Torino, 31 luglio 1648, e presumibile data di stampa Milano 1648 o 1649), esemplari in Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, KK.I.15, nr. 2, e Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 2379, nr. 26, copia ms. in Genova, Biblioteca Universitaria, E.V.24, ff. 39r-57r]: e meno male che Lampugnani è riuscito a trovare altri che si occupasse di questa seccatura. Gli viene la tentazione di “incarrozzarlo” [cioè di dileggiarlo, sia pure senza farne apertamente il nome, nella 'Carrozza di ritorno', poi ed. Milano, Monza, 1650: in essa, tuttavia, non sembrano risultare chiari cenni a questo episodio]. Come anche aveva pensato di “madrigalizzare in bergamasco contro il Talpi” [Glemogilo Talpi, pseudonimo di Guglielmo Plati]: ma non può dedicarvisi, è “in carrozza che corre”, non ha tempo per altre distrazioni. Sta per dare alle stampe la 'Vita di santa Radegonda [che di gran regina si fece monaca di san Benedetto', Milano, Monza, 1649] “subito fatte le feste” [cioè con l’inizio del nuovo anno]. E parimenti, se ce la farà, anche “la seconda Carrozza” [cioè la 'Carrozza di ritorno'], ma forse non riuscirà a concluderla tanto in fretta. Poi, a Dio piacendo, darà ai torchi “le vite di due sante Gertrudi” [destinate invece a restare inedite]. A proposito di queste ultime, e della concorrenza che sente gli vien fatta in argomento, arguisce che “il Cicala [Placido Cigala] può cicalare con altri, ma del suo poco ci può essere” nell’opera che ha composto su questo tema. Tuttavia, avendolo informato lo stampatore [Giovanni Pietro Calenzani] che era in procinto di stamparla [Placido Cigala, 'Vita della gloriosa santa Geltruda monaca benedettina abbadessa del monistero di Rodarde', Genova, Calenzani, 1648], vorrebbe comunque vederla, per osservare “come altri si sono sbrigati dalle difficoltà” che, a scrivere di questa santa, a lui pare si incontrino.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=3150
Nomi
  • [Mittente] Lampugnani, Agostino
  • [Destinatario] Aprosio, Angelico

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021