Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Costalta, Giuseppe
Titolo
Lettera a Ferrante Capponi
Data
Arezzo, 26 settembre 1674
Descrizione
Recentemente, ebbe udienza in Firenze dal granduca [Cosimo III Medici], potendolo così supplicare di impedire l'esecuzione immediata, comunque contraria alla normale procedura, di una sentenza emessa da "monsignore [Carlo de'] Ricci" contro il monastero [delle SS. Flora e Lucilla di Arezzo] e a favore della famiglia Bacci in controversia per l'eredità Gozzari. In tale circostanza ottenne dal principe sollecitazione a informarlo prontamente nel caso tale sentenza, [implicante l'immissione della controparte nel possesso dell'asse ereditario conteso], fosse stata effettivamente [in procinto di essere] eseguita. Nel contempo, [Antonio] Magliabechi aveva consigliato Costalta di ricorrere, per lo stesso motivo, anche a Capponi. Ecco che "hora è venuto il caso di ricevere la gratia", anzi si è persino in ritardo [perché l'immissione nel possesso è ormai avvenuta]. La sentenza Ricci ha infatti riformato quella, favorevole al monastero, precedentemente emessa dalla Nunziatura di Firenze, e ha riconosciuto le ragioni addotte dalla signora Faustina Bacci. Ciò perché Ricci l'ha ritenuta versare in difficoltà economiche, cosa che però non corrisponde al vero. Ella infatti dispone di 1500 scudi di dote e della controdote ricevuta da casa Gozzari; si dice inoltre che vi sia "gente che spende per lei nella lite". L'abbazia, invece, attualmente può contare soltanto su 1700 scudi di entrata [annua], ai quali vanni sottratti 600 scudi che ogni anno deve versare, tra Roma e Firenze, a titolo di varie imposte. "Col resto mantiene 19 monaci per servire la città [di Arezzo] nelle messe, nelle confessioni e nell'officio divino, nove commessi e sei servitori per il temporale, quattro chiese, quattro parochi secolari, repara le fabriche e fa limosine per scudi 200". Non si può dunque sostenere che sia un'abbazia ricca. E allora, se monsignor Ricci desiderava fare opera di carità, avrebbe dovuto farla piuttosto a don Alessandro [Gozzari, monaco professo delle SS. Flora e Lucilla per il cui tramite il monastero rivendicava l'eredità contesa], e non alla Bacci, alla quale è stato ora assegnato "il possesso non solo della parte del signore Francesco Maria Gozzari nipote, ma anche quella del padre don Alessandro zio [di detto Francesco Maria]". Né vi è modo di fare appello a tale sentenza nel foro ecclesiastico. Stante perciò la somma di torti che il monastero ha dovuto subire, non c'è da meravigliarsi che il rappresentante della controparte, "il signore avvocato Girolamo Bacci, habbia detto al serenissimo gran duca che i monaci non si acquieteranno, e che verranno de' disordini". Ma certo non ci si comporterà come egli fece, quando, "con molti cavalieri armati di bocche di fuoco", due anni fa si lasciò andare a "disordini e violenze". Egli, peraltro, approfitta anche della sponda di "monsignore vicario Bacci" [l'arcidiacono Francesco Bacci, vicario e auditore del vescovo di Arezzo, Neri Corsini]. Ci si appella dunque all'intervento del granduca, affinché il monastero e i monaci possano avere giustizia.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=4038
Nomi
  • [Mittente] Costalta, Giuseppe
  • [Destinatario] Capponi, Ferrante

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021