Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Benamati, Guidubaldo
Titolo
Lettera a Angelico Aprosio
Data
Gubbio, 19 gennaio 1652
Descrizione
Benamati, che da lungo tempo non sente frate Angelico, si compiace di ricevere questa sua scrittagli da Viterbo. Lo informa a sua volta di aver avuto da Perugia una copia del suo ‘Scudo di Rinaldo’ un capitolo del quale l’Aprosio ha dedicato appunto al Benamati. Risponde poi all’Aprosio il quale gli ha chiesto se può essere degno di fede quanto Tommaso Stigliani scrive in una relazione a Ranuccio Farnese duca di Parma in merito al suo duello con Enrico Caterino d’Avila [Davila], e riferisce che a quel tempo egli non si trovava ancora a Parma, che il duello avvenne di notte presenti Flavio Querenghi e Giuseppe Giavardi, e che lo Stigliani ne soffrì una stoccata che lo trafisse e una coltellata che gli storpiò una mano. Al Benamati non sembra comunque credibile che l’Avila "soperchiasse” lo Stigliani, il quale per le due ferite ricevute ‘restituì una calunnia’, atteggiamento assai compatibile con i costumi di quel signore. E lo può ben dire, il Benamati, rimasto vittima nel 1629 della malignità dello Stigliani il quale, alterando alcune lettere del Marino, mise in bocca a quest’ultimo delle falsità nei suoi confronti: e ciò proverà il Benamati con un suo libro intitolato ‘Bando della vera gloria’. Stigliani fu poeta di corte presso quel duca, ma ne fu rimosso (ed allora gli subentrò il Benamati) dopo la stampa del suo ‘Mondo nuovo’ ritenuto indegno della persona cui era dedicato, il duca Ranuccio Farnese che aveva liberalmente messo a disposizione duemila lire per quella stampa. Il Benamati stesso avrebbe concluso il suo poema epico ben più degno, se il duca non fosse morto prima (ne ha scritti sei libri e stampati tre: si tratta di un "Mondo Nuovo" parzialmente pubblicato nel "De le Trombe i primi Fiati", Parma, Viotti, 1622). Benamati aveva saputo pure a suo tempo dall’abate Angelo Grillo che lo Stigliani era stato frate domenicano, e in Gubbio da un maestro di scuola aveva ancora appreso che era originario di “una villa di Matera”. Pur consapevole dei costumi molto incivili dello Stigliani, il Benamati non vuole tuttavia ora che è morto infierire su di lui, e bisogna piuttosto pregargli la pace dell’anima: anche se la pace quello "mai lasciava agli scritti degli huomini eminenti”. Avrebbe piacere il Benamati di sapere dove dello Stigliani sono state stampate le lettere: è infatti per diverse ragioni curioso di leggerle. Si congeda dal suo corrispondente informandolo di vivere felicemente nella sua città di Gubbio attendendo ai suoi studi e alle sue opere, “che usciranno un giorno se a Dio piacerà”. Saluta l’Aprosio e insieme a lui Luca Assarino.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=462
Nomi
  • [Mittente] Benamati, Guidubaldo
  • [Destinatario] Aprosio, Angelico

Data indicizzazione: 11 giugno 2024