Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tasso, Torquato
Titolo
Lettera a Maurizio Cataneo
Data
[s. l.], [30 dicembre 1585]
Descrizione
Torquato Tasso comunica a Maurizio Cataneo di aver ricevuto due sue lettere, portate dal fratello di [Giovan Battista] Licino [Fermo Licino]; tuttavia, una delle due è “sparita”, ed è stata probabilmente rubata dal “folletto”, visto che nella lettera si parlava di lui. Racconta al Cataneo che questo tipo di “miracoli”, che attribuisce ad un mago, sono molto frequenti: molte vivande sono scomparse improvvisamente, come quel “piatto di frutti” nel giorno della visita del “giovane polacco”. Altre stranezze riguardano un paio di guanti e alcune lettere scomparse, o libri “cavati” dalle casse chiuse: ma il Tasso è consapevole che durante la sua assenza la colpa di queste sparizioni sia da attribuire agli “uomini”, che possiedono le chiavi dei suoi bauli. Riflette sul potere dei maghi, che, come spiega [Marsilio] Ficino, possono controllare “l’imaginazione” ma non l’intelletto, che dipende direttamente da Dio; e di questa stessa opinione sono moltissimi filosofi, come Alessandro Afrodiseo. Risponde alle accuse mosse a ‘Il Messaggiero’, nel quale si trova a “favellare con uno spirito”: spiega che la scelta è stata fatta per accontentare un principe [Vincenzo Gonzaga], e ribadisce di non essere mago o “luterano”, di non aver letto libri eretici né di “negromanzia”, di non apprezzare la dottrina degli Ugonotti né altro contro la Chiesa cattolica. Precisa che la sua unica altra “credenza” è la ragione dei filosofi, sebbene abbia sempre sottomesso l’intelletto “a’ teologi”; e insiste sulla solidità della sua fede, resa ancor più forte dall’infelicità. Chiede al Cataneo, dunque, di rimediare alla sua triste condizione, spiegandogli di non poter amare la vita senza “tutte quelle cose” che un “grazioso principe” può concedere. Racconta poi, oltre ai “miracoli del folletto”, di alcuni “spaventi notturni”, come allucinazioni visive e uditive: vede “fiammette” in aria o “ombre de’ topi” e sente “strepiti” e altri tipi di rumori; lamenta vari dolori fisici e descrive una visione della “Vergine, co 'l Figlio in braccio”, in un cerchio di colori e vapori [come nel sonetto n. 1656: ‘Egro io languiva, e l’alto sonno avvinta’]. Crede che questa apparizione non possa essere dovuta alla sua fantasia, ma sia un segno della grazia: per la grazia di Dio, qualche volta si può “cohibere assensum”, come fanno anche i saggi, secondo Cicerone. Ipotizza che la ragione della “frenesia” siano alcune “confezioni” mangiate tre anni prima, ed esprime la sensazione che la sua malattia sia incurabile: sembra “operazione di mago”, in quanto riesce a ingannare anche i medici. Lo prega quindi di adoperarsi per la sua liberazione, perché gli “incantatori” hanno un alleato nel duca [Alfonso II d’Este], che non crede “ad alcuna” delle sue parole; inoltre, lo supplica di fare in fretta, avendo ormai quarant’anni, di cui venti spesi al servizio della casata d’Este o in prigione. Riflette sugli errori passati, che attribuisce alla “fortuna”, alla sua “natura”, ma anche a “l’inganno de’ nemici”; sostiene di essersene pentito, e di meritare ormai non solo il perdono, ma anche la grazia. Avrebbe desiderato che “monsignor illustrissimo” [il cardinale Giovan Gerolamo Albani], di cui il Cataneo è segretario, intercedesse per fargli ottenere udienza dal duca [Alfonso]; ma non avendo notizie del “gentiluomo” a cui fu consegnata la sua lettera, né della risposta, prega affinché ne venga scritta una seconda. Del resto, una volta libero potrà dedicarsi alla pubblicazione delle sue opere, e scrivere dedicatorie che accontentino il Cataneo. Lo informa di aver ricevuto “la dedicazione, e la canzona” spediti, e di attendere che la città di Bergamo faccia “quell’officio” [una supplica da inviare al duca Alfonso, richiesta dal Tasso con la lettera "Illustri signori, e padroni miei osservandissimi", n. 445 dell’edizione Guasti]. Infine, saluta il patriarca [di Gerusalemme, Scipione] Gonzaga e il signor Odoardo [Farnese], e lo prega di consegnare il sonetto al “cavalier Guarnello” [Alessandro Guarnelli] non appena lo avrà terminato [lo spedirà con la lettera n. 459 dell’edizione Guasti "Questa mattina ho ritrovata la lettera smarrita"].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=5615
Nomi
  • [Mittente] Tasso, Torquato
  • [Destinatario] Cataneo, Maurizio

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021