Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tasso, Torquato
Titolo
Lettera a Curzio Ardizio
Data
Ferrara, [1581]
Descrizione
Torquato Tasso comunica a Curzio Ardizio il piacere di aver letto, nell'ultima sua lettera, che egli è ben accolto dal duca di Mantova [Guglielmo Gonzaga], a cui potrà mostrare il suo "ingegno" e "giudicio". Lo ringrazia per le "lodi" fatte al sonetto e alla lettera spediti [probabilmente il 4 dicembre 1581, nella missiva n. 192 dell'edizione Guasti "Mando a Vostra Signoria il sonetto che dal signor Giulio Mosti"]; chiarisce, però, che non risponderà mai alle sue domande per "cupidità di lode", ma sempre per desiderio di compiacerlo. Vorrebbe correggere il sonetto dell'Ardizio, come egli chiede, ma non lo reputa bisognoso di miglioramenti; allo stesso modo, potrebbe scrivere un componimento in lode di Ferrante Gonzaga, ma non si sente degno di celebrare principe di così "alta speranza", accostabile per meriti a "l'avo suo" [probabilmente Ferrante I Gonzaga, come si ricava dalla lettera n. 173 dell'edizione Guasti, "Ringrazio molto Vostra Signoria de l'ufficio c'ha fatto per me", dove Tasso ricorre alla stessa espressione.]. Risponderà, invece, alle domande fatte sulla "creazione del mondo" e "l'eternità": desidera contraddire coloro che l'Ardizio "non nomina", che affermano che dalle "ragioni naturali e peripatetiche" non si può dimostrare l'eternità del mondo. Spiega che l'onore è un pregio "esterno", come affermava Aristotele, e che la sua "essenza" non è tra i "beni interni" dell'anima, a differenza dell'amore: se questo fosse come l'onore, i "più amati" sarebbero anche i "più onorati", ma ci sono molti esempi del contrario. Differenzia l'onore, in modo analogo, anche dalla "carità", dalla "pietà", dalla "riverenza", dal "ben piacevole", dalla "fama", dalla "virtù stessa" e da "l'umana stima", fornendo esempi del contrasto per ognuno di questi. Lo definisce poi un "premio de la virtù" e un "segno de la buona stima": si dice essere riposto nelle "lodi", nei "doni" e nei "magistrati", ma non nelle "lodi lusinghevoli", che sono adulazioni. E sebbene quest'ultime siano spesso molto simili alle "vere lodi", si possono sempre riconoscere, come un buon "amico" da un "losinghiero". Aggiunge poi nuove definizioni di onore: la sua essenza si definisce sempre in relazione alla persona concreta, perché "l'onore è de l'onorato", come il "premio" è del "premiato"; tra i "segni" della virtù questo è tra i più longevi, tanto che gli onorati possono divenire "gloriosi", se il loro valore si perpetua dopo la morte in statue, templi, "panegirici" e in varie scritture. Risponde, in secondo luogo, alla domanda sull'eternità: a causa dei vari "rivolgimenti" che colpiscono il mondo degli uomini, l'onore e la gloria non possono essere eterni, nemmeno se lo fosse il mondo, come "piace" ad Aristotele; tuttavia, ciò non toglie che si possa vivere con l'intento di tramandare i propri "meriti" alle generazioni future. Confida poi la speranza che gli venga concessa una stanza più ampia: sebbene quella scelta da Agostino [Mosti] sia comoda, in un'altra, più adatta a passeggiare "filosofando", potrebbe meglio rispondere ai complessi quesiti dell'Ardizio. Infine, richiede di raccomandarlo a Ferrante Gonzaga, a cui è molto affezionato, anche per l'amicizia che aveva con il padre [Cesare] Gonzaga; e saluta i signori che "per l'altra" [ancora la missiva n. 192] ha già salutato [Giulio Gonzaga, Girolamo del Nero, Marcello Donati e il "cavaliere Capilupo", ossia Ippolito Capilupi] Databile tra il dicembre del 1581 e il gennaio del 1582.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=5620
Nomi
  • [Mittente] Tasso, Torquato
  • [Destinatario] Ardizio, Curzio

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021