Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tasso, Torquato
Titolo
Lettera a Scipione Gonzaga
Data
Mantova, [1587]
Descrizione
Torquato Tasso si dispiace che Scipione Gonzaga, conoscendo male o solo parzialmente la sua condizione, non risponda interamente alle sue lettere, e teme che i suoi errori siano nascosti a Gonzaga come quelli degli altri. Ammette che tra i tre tipi di errori, quelli "per semplice necessità", "per necessaria volontà" o "per necessità volontaria", i suoi sono di quelli che mischiano volontà e necessità per "eleggere per bene il minor male" e "schivar il minor bene per male". Poiché l'uomo è dotato di libero arbitrio, Tasso ammette di non credere agli errori "per semplice necessità", perciò non scusa "i mancamenti de gli altri" come invece scusa i propri difetti. Ammette di scrivere per scusarsi dei propri errori, e rimette alla decisione di Gonzaga se concedergli la "grazia, o almeno il perdono". Si scusa degli errori commessi in passato per farsi "amare ed onorar", poiché credeva di dare così occasione a un [principe] di mostrare e accrescere la sua clemenza; afferma anzi che perdonando "volentieri l'offese" un principe diventa più simile a un Dio di quanto non assomiglino a dei le statue egizie. Conferma che è stato questo il suo ambizioso errore, anche "troppo liberamente palesato", sperando in un premio per ciò che solo nelle corti è considerato un errore. Tasso confessa poi a Gonzaga che la vera soddisfazione dello stare a corte era "l'ozio letterato, e la quiete de gli studi"; e poiché da giovane era apprezzato, crede che il suo merito sia indipendente da "l'infermità e l'inesperienza e l'ignoranza" del mondo, che incidono sulla matura "industria disprezzata, o poco favorita". Si considera vivo solo grazie a Dio, poiché la fortuna è responsabile della malattia, che gli impedisce di essere informato su cosa avviene in Italia e nel mondo, e responsabile della sua grande inesperienza, anche se vorrebbe conoscere un modo per guarire e per contrastare la totale perdita di memoria, che ha risparmiato solo il ricordo dei benefici ricevuti. Riflette con dolore sulla poca libertà che ha la memoria rispetto alle "altre potenze ragionevoli de l'animo", e sul desiderio di trovare "un'arte de la memoria" migliore "di quella ch'era promessa a Temistocle" per dimenticare le ingiurie e ricordare solo benefici e doni. Si augura che Dio lo preservi da una perdita di memoria inesorabile. Chiede perdono per tutte le colpe, ma soprattutto perché colpevole di considerare i suoi errori inferiori ai torti ricevuti. Tasso spera non solo nel perdono di Gonzaga, ma anche di altri che possano curare anzitutto la frenesia e la perdita di memoria, la "vista debilissima" e gli altri mali; infine racconta della cura consigliatagli da Mercuriale [Girolamo]. Tasso si dispiace del mancato incontro con Giorgio [Alario] a causa delle proprie condizioni di salute, che come Gonzaga saprà peggiorano verso la pazzia, e meravigliandosi che non gli sia stato ancora raccontato di tutte le proprie allucinazioni. Non potendo modificare la propria sorte, smentisce il detto della possibilità di esser "fabro de la sua fortuna", e non può neppur "esser savio" senza l'aiuto "del medico, o de lo speziale, o di messer Giorgio" [Alario]. Tasso si dispiace che Gonzaga non abbia ricevuto dal cugino Franceschino l'ultima tragedia ['Re Torrismondo'], che pubblicherebbe nella versione data a Licino [Giovan Battista] anche senza le progettate modifiche. Ammette di non essere nella condizione di rifiutare lodi e riconoscimenti eccessivi, perché sarebbe come "ricusar la vita". Afferma di aver corretto il dialogo 'Il Messaggiero' e altre operette, ma ammette di aver bisogno dell'aiuto di Gonzaga per poter stampare qualcosa. Si mostra sicuro che se non bastassero le proprie motivazioni a richiedere tale aiuto, compenseranno le grandissime qualità e virtù di Gonzaga.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=8286
Nomi
  • [Mittente] Tasso, Torquato
  • [Destinatario] Gonzaga, Scipione

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021