Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tasso, Torquato
Titolo
Lettera a Maurizio Cataneo
Data
Ferrara, [maggio 1586]
Descrizione
Torquato Tasso lamenta con Maurizio Cataneo della scarsa speranza datagli [in merito alla liberazione, e a un trasfeimento a Mantova]; e sapendo da Cataneo che il principe [Vincenzo Gonzaga, principe di Mantova] sarebbe disposto ad aiutarlo, e che l'impedimento viene dal duca [Alfonso II d'Este, duca di Ferrara] e dai suoi ministri, si augura che un "animo generoso" si opponga a questi per ottenere la sua libertà, unica cura alla sua lunga malattia. Affermando che la malinconia non può essere curata se non con qualche piacere dell'animo, lamenta il trattamento dei ministri del duca [Alfonso II d'Este], che non lo annoverano né tra i servitori, né tra i "virtuosi", ma neppure tra "il numero degli uomini", visto che il denaro mandatogli da corte non è sufficiente per acquisti dignitosi. Afferma di aver bisogno di molte cose, ma soprattutto di un servitore, avendolo sempre avuto, come sa il duca [Alfonso II d'Este]. Tasso chiede che il principe [Vincenzo Gonzaga] lo paghi "come letterato grande, e di gran fama", sebbene sappia che la lunga malattia ha peggiorato i suoi difetti e la fortuna gli abbia tolto non solo la salute e gli averi, ma anche "la memoria de le cose lette, e quasi il senno": poiché è davvero simile a Dio solo il principe che ricompensa la volontà e non punisce gli errori dovuti alla fortuna. Tasso spera che il papa [Sisto V], "sole di giustizia", lo perdoni dei peccati commessi e gli conceda, tra le altre grazie, quella di lodare l'elezione al patriarcato dell'abate [Giovanni Battista Albani, patriarca d'Alessandria], di cui si rallegra insieme al cardinale [Giovan Gerolamo Albani], al Cataneo, e a tutta l'onorata patria [la città di Bergamo]. Sebbene non riesca ora a scrivere a riguardo versi di lode, promette di scriverne forse anche in settimana, e ribadisce il suo debito e devozione. Tasso chiede ansiosamente a Cataneo notizie della stampa delle opere affidata sulla fiducia a Licino [Giovan Battista], pentendosi di aver dato "al signor ..." [stampa lacunosa] cinquanta zecchini, che avrebbe potuto chiedere al duca [Alfonso II d'Este] con il verso "O caelum, o terra, o maria Neptuni!" [Terenzio, 'Adelphoe', V, 790], oppure in tono di commedia col verso "O populares, ferte opem misero" [Terenzio, 'Adelphoe', II, 155]. Chiede ancora al Cataneo aiuto per essere liberato, così da poter concludere il poema ['Gerusalemme liberata'] a Roma, a Napoli, a Ferrara, "o 'n riva d'un corrente e chiaro fiume", o in qualunque altro luogo al sicuro dalla fortuna; sebbene avesse la speranza che Papio [Giovanni Angelo] lo aiutasse a trasferirsi in Vaticano. Sapendo della presenza a Roma di Cato [Renato] e di Febo [Bonnà], stampatore del libro [della 'Gerusalemme liberata'] e di Masetto [monsignor Giulio Masetti], chiede che tutti intercedano per la sua liberazione presso il duca [Alfonso II d'Este], di cui loda le virtù. Chiede a Cataneo di salutare a suo nome Flaminio de' Nobili, Silvio Antoniano, padre Panigarola [Francesco], il "monsignore" e il patriarca [di Gerusalemme] Gonzaga [Scipione].
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=8322
Nomi
  • [Mittente] Tasso, Torquato
  • [Destinatario] Cataneo, Maurizio

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021