Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Tasso, Torquato
Titolo
Lettera a Maurizio Cataneo
Data
Ferrara, [25 dicembre 1585]
Descrizione
Nel giorno di Natale Torquato Tasso informa Maurizio Cataneo del recapito di una sua lettera che però non è la risposta alla lettera data a Scalabrino [Luca Scalabrini] perché la inviasse a Cataneo, e afferma che per la propria liberazione è necessario tanto il suo aiuto da Roma, quanto quello di Licino [Giovan Battista] da Bergamo. Tasso spera che interceda per liberarlo anche Papio [Giovanni Angelo], a cui promette la sua gratidutine. Tasso informa Cataneo di non poter seguire il suo "consiglio" di stampare le proprie opere perché sono tutte in mano di Licino [Giovan Battista] e di Luca [Scalabrini], per cui le stampe sarebbero scorrette, come quelle delle opere già diffuse. Sperando di ottenere quanto promesso da Licino e Scalabrino, esprime il desiderio di correggere, prima della stampa, alcuni errori "di memoria" e "alcuni erroretti di lingua", sparsi come "nei c'aggiungono grazia in un bel viso", facendo l'esempio di una "principessa di gran fama" del Regno di Napoli. Non accetta il consiglio di Cataneo di far revisionare le opere da "persone intendenti", se non "d'alcuno Aristarco o di qualche nuovo Tucca", che correggesse velocemente e non impedisse la stampa. Tasso si dispiace che Cataneo abbia dato "il discorso" [la lunga lettera a Cataneo, n. 434 nell'edizione Guasti, "Io avrerei più volentieri accettati"] a Lombardello [Orazio], poiché oltre ad errori già indicati in una lettera [lettera n. 435 nell'edizione Guasti, "Se avete fatto ricopiare il mio discorso", del 10 novembre 1585] a Licino [Giovan Battista], Tasso ammette di usare molto le "particelle ce ne", estranee alla lingua "pura fiorentina usata dal Boccaccio". In merito agli altri consigli afferma di trovar diletto nella lettura, ma fatica a scrivere, e chiede a Cataneo di evitare che i "suoi padroni" e Papio [Giovanni Angelo] gli commissionino qualche componimento. Tasso ricorda a Cataneo la propria malattia, che gli impedisce "la contemplazione" ma fortunatamente non "la digestione", per cui mangia abbondantemente. Chiede a Cataneo di intercedere presso i suoi "padroni" perché ottengano al più presto dal duca [Alfonso II d'Este, duca di Ferrara] "la provisione de' quindici scudi". Chiede che il cardinale [Giovan Gerolamo Albani] interceda per fargli ottenere la "procura di due mila e cinquecento scudi" [controdote materna], di cui almeno duecentocinquanta entro Carnevale. Se non riuscisse ad averli in tempo, chiede supplichevolmente a Cataneo di prestargli cinquanta scudi. Afferma poi che non apporterebbe alcuna modifica alla "canzone" scritta per Scipione Gonzaga. Racconta a Cataneo dei fastidi provocatigli dal "folletto", che afferma deve avergli sottratto anche del denaro; e parlando della sua malattia afferma che solo mangiando riesce a dormire la notte, mentre il digiuno gli provoca insonnia.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=8326
Nomi
  • [Mittente] Tasso, Torquato
  • [Destinatario] Cataneo, Maurizio

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021