Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Chiabrera, Gabriello
Titolo
Lettera a Roberto Titi
Data
Savona, 27 febbraio 1595
Descrizione
Riferisce di aver ricevuto Apollonio [Rodio] ['Argonautiche'; cfr. lettera del 26.11.1594, 'Non conviene che Vostra Signoria pigli fatica di scrivermi'] e di aver inviato da Genova la notizia della ricezione. Ancora non ha letto il libro perché prima voleva ringraziarlo, ma una lite tra gentiluomini la notte di Carnevale lo ha costretto a rimandare la stesura della lettera fin dopo la guarigione dei suoi amici. Chiede che, se troverà una traduzione "ad verbum" del testo, lo tenga da parte e glielo faccia sapere. Il Titi gli chiede alcune poesie, ma lui non ne ha alcuna degna da mandare: le "canzonette" e altre "baie" che ha composto sono, con sua grande vergogna, già state spedite a Firenze, perciò chiede che se ne scusi a suo nome dove sarà necessario. Dietro richiesta di un amico, ha tentato di imitare la poesia di Pindaro con alcuni encomi e di imitare i poeti Greci, soprattutto Saffo, negli amori. Con queste poesie ha composto due "libretti". Il primo è stato fatto curandosi solo della "maniera", senza avere la possibilità di revisionarlo poiché gli amici glielo hanno preso. Il libretto è di argomento "favoloso" e porta il titolo di 'Amarilli' [si riferisce probabilmente ai testi contenuti nel manoscritto Urb. lat. 754, cc. 63-68, conservati alla Biblioteca Apostolica Vaticana sotto il titolo di 'Canticulae italicae ad Amarillidem']. Teme che questi testi siano arrivati nelle sue mani e ribadisce di non averli potuti rivedere; se invece non ne è in possesso, assicura che ora li ha "ammendati" come meglio poteva. Manda al Titi una copia del secondo libretto e lo prega di mostrarlo anche a Ottavio [Rinuccini] e [Jacopo] Corsi così che possano dare il loro parere: se a loro sembrerà un buon lavoro, lo pubblicherà. Ha scritto molti versi, ma ne ha conservati ben pochi, come fa ogni uomo che scrive. I suoi soggetti sono "spiriti nobili" perché non sa cos'altro si potrebbe scrivere oltre al già fatto: attuare questa novità deve essere compito dei "cigni d'Arno" [si riferisce a Ottavio Rinuccini e Jacopo Corsi]. Riguardo all''Amedeide' [Genova, Pavoni, 1620] si deve avere poca speranza perchè l'autore è di poco valore e non può essere paragonato ai due "cigni del Po" [Ludovco Ariosto e Torquato Tasso]. Annuncia che appena potrà, andrà a fargli visita.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=9839
Nomi
  • [Mittente] Chiabrera, Gabriello
  • [Destinatario] Titi, Roberto

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021