Scheda 166 di 103.040
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Cebà, Ansaldo
Titolo
Lettera a Sara (Sarra) Copia (Copio)
Data
Genova, 18 ottobre 1619
Descrizione
Ansaldo, nello scusarsi per aver lasciato trascorrere molto tempo prima di prendere la penna e rispondere alle missive giuntegli da Venezia in data 28 agosto e 20 settembre, riferisce le proprie molteplici angustie, fisiche e morali. Tra le sofferenze dell'anima rientra naturalmente - ed è una pena tormentosa - il turbamento per la tenacia di Sara nel rimanere di religione giudaica. Racconta allora di aver appreso con dolce struggimento della fresca conversione, a Modena, di una giovinetta ebrea di nome Esther; anche alla luce di questa vicenda, non riesce a credere che Sara perseveri nel respingere un mutamento sì radicale, ma il cui esito sarebbe per lei salvifico nella prospettiva dell'eterno. Trova modo di ribadire il concetto riflettendo sui modi con cui Sara si firma: dapprima, con la consonante labiale geminata, la firma Coppia aveva fatto sperare a Cebà di poter costituire con lei una coppia nel senso di una comune fede (cristiana); il successivo scempiamento Copia nega tale interpretazione e, pur promettendo abbondanza ("copia") di cortesia, non dà soddisfazione vera ad Ansaldo. Nella seconda parte della missiva Cebà dichiara di aver infine ceduto a una richiesta di Sara e di aver fatto realizzare un proprio ritratto, eseguito al naturale, da spedirle. Esorta Sara, però, a tenerlo coperto. Inoltre, egli si dichiara immune dalla tentazione (da cui verrebbe trascinato qualsiasi altro amante di lontano della bella ebrea) di chiederle a propria volta la riproduzione del suo volto. Insistendo sull'intensità di una fascinazione dall'origine remota e misteriosa, e ciò nonostante fortissima, Cebà teme che il posare lo sguardo sul viso dipinto di Sara gli assesti un'ulteriore ferita al cuore. Lieto di aver colto invece l'effigie dell'animo di lei, si dice disposto a non vedere la sua immagine corporea se non trasfigurata dalla beatitudine del Paradiso cristiano. Alla lettera viene aggiunta una postilla: mentre Cebà attendeva il completamento del ritratto da spedire unitamente alla propria missiva, gli giunge da Sara una lettera, con data 11 ottobre: in essa si trovavano anche versi. Ansaldo, sebbene gratissimo per il dono, invita peraltro l'autrice ad ambire alle acque del Battesimo più che alle mitiche acque delle Muse; la prega poi di accettare di morire in una fede diversa da quella in cui nacque e fu bambina. Conclude inviandole un sonetto in cui descrive il proprio ritratto: afferma che il pittore non riuscì a includervi il cuore del poeta, imprigionato e trattenuto dai lacci dell'amore (ossia dai lacci di Sara). Il sonetto inizia così: "Il mio crin, la mia guancia, e 'l mio sembiante".
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=10578
Nomi
  • [Mittente] Cebà, Ansaldo
  • [Destinatario] Copia (Copio), Sara (Sarra)

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021