Scheda risorsa
- Sito web
- Archilet
- Tipo risorsa
- Lettera
- Autore
- Della Casa, Giovanni
- Titolo
- Lettera a [Guido Ascanio] Camerlengo [Sforza]
- Data
- Venezia, 13 novembre 1546
- Descrizione
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Ha saputo che il Langravio [Filippo d'Assia] ha invitato il Re Cristianissimo [Francesco I di Valois] e Monsignor Dolfino [il Delfino di Francia Enrico di Valois] ad allearsi con lui: il loro piano è di spingere il "canton d'Hibernia [odierno Canton Berna]" contro Sua Maestà Cesarea [l'Imperatore Carlo V d'Asburgo], promettendo agli svizzeri il dominio della Franca Contea. L'alleanza non è stata però del tutto stipulata, perché i francesi temono che la guerra ricadrà tutta addosso a loro se Carlo V concluderà una pace coi protestanti. Il Casa ne ha voluto informare il Camerlengo [Guido Ascanio Sforza] che pure viene informato degli avvenimenti francesi da Monsignor Dandino [Girolamo, Nunzio Apostolico in Francia], perché la notizia è confermata dai filofrancesi. Inoltre il Priore di Capua [Leone Strozzi], contrariamente a quanto intendeva fare inizialmente, è andato in Francia: il Casa dubita che sia andato a seguire queste trattative al posto del Signor Piero [Strozzi], ma forse è vero che egli proseguirà fino al campo del Langravio. I Capi della Signoria sono dell'opinione che l'Imperatore stringerà presto una pace coi Germani [i protestanti tedeschi] e ne hanno anche notizia dal loro ambasciatore [Alvise Mocenigo, ambasciatore veneziano presso Carlo V]; ritengono infatti che la richiesta di Carlo V di mantenere il Concilio a Trento e di rimandare la discussione sul decreto della giustificazione [per fede] non abbia altro scopo che facilitare questa pace. Inoltre bisogna considerare anche la resistenza dei protestanti "per la quale si può giudicare che Sua Maestà non deb+K10ba essere tanto facilmente superior in questa impresa". Il Casa ritiene che, a causa di tutti questi ragionamenti, la Serenissima non si smuoverà dalla sua neutralità. La Signoria ha lettere da Costantinopoli del 29 di settembre in cui si diceva che il Turco [il Sultano Solimano il Magnifico] si stava recando in Adrianopoli [odierna Edirne, in Turchia], che il Secretario Gerardo [Gerard Veltwijck, inviato imperiale nell'Impero Ottomano, cfr. Bart Severi, Denari in loco delle terre, in "Alta orientalia academia scientiarum hungaricae", vol. 54 (2-3), 2011, pp. 211-256] era arrivato a Costantinopoli ammalato e che l'Ambasciator di Portogallo non era ancora partito. Piero Strozzi è tornato a Venezia. Pare che Maffio Bernardi sia stato ucciso nei dintorni di Ravenna, il che, se fosse vero, solleverebbe da molti fastidi diversi nobili veneziani. Un Marcello Molino ha spedito alla Signoria una lettera in cui sostiene di essere tanto nelle grazie del papa [Paolo III, nato Alessandro Farnese] da poter ottenere il vescovado di Ceneda per suo figlio: Vittorio Grimani si è opposto ed egli non l'ha ottenuto. Pare che il Patriarca di Aquileia [Giovanni Grimani] abbia ricevuto dalla Signoria l'autorizzazione per andare a Roma. Monsignor di Ciantiglion [l'abate di Châtillon-sur-Marne, cfr. Giovanni della Casa, ‘Galateo’, a c. di Stefano Prandi, Torino, Einaudi, 2000, pp. 30-31 e nota] dice di voler partire, appena starà meglio, per Ferrara, Bologna e Firenze e poi andare a baciare i piedi del papa [Paolo III, nato Alessandro Farnese]: al Casa pare che egli "non habbia altro negotio in queste parti che veder queste principal città d'Italia". Il sabato precedente la Signoria ha eletto un nuovo ambasciatore per Roma, che entrerà in carica in primavera ed è Nicolò da Ponte. Si dice che Don Diego [Hurtado de Mendoza, ambasciatore di Carlo V a Venezia] tornerà presto a Venezia e che non aspetta altro che l'arrivo a Trento di Don Francesco di Toledo [Francisco de Toledo, futuro viceré del Perù]. L'eredità di Don Teophilo [Sforzani, monaco benedettino del convento di Santa Giustina a Padova] ammonta a 500 scudi, in parte in contanti: il Casa li ha fatti sequestrare "come spoglie di prete appartenenti alla predetta Camera". Ne ha informato il Camerlengo in modo che sappia quanto deve a Cherubino [Sforzani, detto il Parolaio, orologiaio del papa e fratello di Teophilo, cfr. Antonio Bertolotti, Le arti minori alla corte di Mantova nei secoli XV, XVI e XVII, in "Archivio Storico Lombardo", vol. V, a. XV, 1888, pp. 502-503] e terrà fermo il sequestro fino a nuovo avviso [sulla vicenda, cfr. la lettera del 7 novembre 1546 del Camerlengo al Casa contenuta in Vat. Lat. 14831, c. 315]. Lunedì fu spedito un corriere da un gentiluomo veneziano, ma non ha voluto portare lettere del Casa.
- URL
- http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=10831
- Nomi
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- [Mittente] Della Casa, Giovanni
- [Destinatario] Camerlengo [Sforza], [Guido Ascanio]
Data indicizzazione: 11 giugno 2024