Scheda risorsa
Sito web
Archilet
Tipo risorsa
Lettera
Autore
Erizzo, Sebastiano
Titolo
Lettera a [non identificato]
Data
[s. l.], [s. d.]
Descrizione
Il giorno precedente alla partenza la fanciulla cominciò a comportarsi in modo differente e più affettuoso nei suoi confronti, il che lo fece ben sperare. Il distacco da lei provocò in lui una profonda sofferenza e, nonostante che la memoria dell'immagine della fanciulla avesse una funzione ristoratrice sul suo animo, egli al ricordo di lei rimaneva turbato. Ora spera che ella non nutra più dubbi su di lui e la invita a un incontro per eliminare definitivamente qualsiasi altro sospetto. La lettera prosegue con la descrizione dello stato di perenne angoscia che l'innamorato sta vivendo per il viaggio forzoso causato proprio dal fatto che la donna non credeva nella sua onestà: passa le giornate nel pensiero di lei e si isola dal mondo per crogiolarsi nella sua malinconia. Il suo amore durerà per sempre e a qualsiasi condizione, aggiunge l'Erizzo, sebbene la sua amata sia crudele con lui e il suo tormento sia due volte più pesante da sopportare, dal momento che egli deve anche dissimulare il suo dolore con lei per non crearle disagio. Si ripromette di descrivere alla donna quale sorta di miracoli abbia compiuto l'amore su di sé dopo due anni, accompagnando la narrazione con alcune poesie di Petrarca; i suddetti miracoli, aggiunge, sono scaturiti dalla visione della bellezza, forza creatrice per antonomasia. Il primo miracolo è avvenuto quando l'anima del giovane è volata al di fuori del suo corpo per andare a posarsi nella donna, provocando la morte spirituale dell'amante ("Amor mi sprona in un tempo, et affrena"). Un altro avvenimento straordinario consiste nel fatto che il giovane ricerchi la solitudine, contrariamente alle regole mondane del vivere civile ("Gentil mia donna, i’ veggio"). Il terzo evento bizzarro è rappresentato dall'indifferenza per le bellezze delle altre donne ("L’alma mia fiamma oltra le belle bella" e "S'una fede amorosa, un cor non finto"). Il quarto miracolo è la malinconia, sempre associata a solitudine ("Solo, e pensoso i piu deserti campi" e in "Di pensier’ in pensier, di monte in monte"). Considerando l'amore come mancanza di spiriti vitali e quindi come malattia, Erizzo riprende anche il sonetto "Quando giugne per gli occhi al cor profondo" Da tutto questo nasce l'ennesimo miracolo: l'essere tra la vita e la morte o, meglio, desiderare la morte ("Pace non trovo" e in "Amor mi sprona in un tempo et affrena"); sempre in "Pace non trovo" è descritto l'altro miracolo che sta sperimentando il giovane del "vedere senz'occhi" e del "parlare senza lingua", mentre, al contrario, quando vede fisicamente la sua donna, resta abbagliato ("Tacer non posso, et temo non adopre" e in "Le stelle, il cielo et gli elementi a prova"). Altri fatti miracolosi gli sono capitati da quando è innamorato della fanciulla: dal cuore sgorgano lacrime, ma, soprattutto, le percezioni psicofisiche sono antinomicamente ribaltate ("Poi che per mio destino"), e in generale l'innamorato vive in una situazione di contrasti, giacché desidera qualcosa di divino, che in quanto divino è infinito e inesauribile e ciò gli causa frustrazione per una guerra che non ha senso intraprendere (ancora "Pace non trovo"). Dopo la sua lunga spiegazione, l'Erizzo conclude con una preghiera alla donna amata affinché ella ricambi il suo amore.
URL
http://www.archilet.it/Lettera.aspx?IdLettera=2879
Nomi
  • [Mittente] Erizzo, Sebastiano

Data indicizzazione: 09 ottobre 2021